LA LEGGENDA DEL NOCE DI BENEVENTO
La leggenda delle streghe di Benevento racconta che, in passato, a Benevento si trovava un albero maestoso di noce, dove si riunivano le streghe per celebrare il sabba.
Le streghe, per raggiungere l'albero, si cospargevano il corpo con un unguento magico, e recitavano una formula:
Unguento unguento, mandami al noce di Benevento
sopra acqua e sopra vento, e sopra ogni maltempo
e volavano magicamente al noce.
ORIGINE STORICA
Ma da dove deriva questa
leggenda?
Risale al VII secolo d.C. quando Benevento era la
capitale del Ducato Longobardo. I Longobardi, nonostante in quel
periodo si fossero convertiti al Cristianesimo,
continuavano a praticare i rituali pagani e ad adorare diverse
divinità, come Iside e Diana.
In modo particolare, celebravano un rituale sulle sponde del fiume Sabato in onore di Odino, chiamato Wotan. Il rituale consisteva nell’appendere ai rami di un albero, la pelle di un animale. I Longobardi, a cavallo, giravano continuamente intorno all’albero, colpendo la pelle appesa ai rami con lance e frecce, fino a ridurla a brandelli.
La particolarità del rituale, e che vi partecipavano anche le donne. Tutti gridavano e urlavano e i beneventani cristiani che vedevano la scena, l’attribuirono alla stregoneria.
DOVE SI TROVAVA QUESTO ALBERO DI NOCE?
Ce lo dice Pietro Piperno, medico e filosofo beneventano, che nel 600 pubblica l’opera De Nuce maga beneventana, Della superstiziosa noce di Benevento. Piperno ci dice che l’albero di noce si trovava nello Stretto di Barba, sulle sponde del fiume Sabato, al confine con Avellino. Lo stretto di Barba prende il nome da Barbato, che diventerà santo, vescovo di Benevento nel VII secolo e fu proprio lui a decidere che l’albero di noce venisse eliminato.
JANARA
La strega beneventana si chiama Janara, e questo nome deriva da una parola latina, ianua, che significa porta. La janara passava sotto alle porte ed entrava nelle case delle persone per causare del male.
Per non farla entrare in casa, le persone lasciavano davanti alla porta o una scopa o un sacchetto di sale; la strega sarebbe stata costretta a contare i fili della scopa o i grani di sale, ma poiché ci avrebbe messo tempo, si sarebbe fatto giorno, e pare che con la luce la janara perdesse i suoi poteri e sarebbe scappata.
Il punto debole della Janara erano i capelli.
Bisognava afferrarla per i capelli. La strega avrebbe chiesto CHE COSA HAI IN MANO?, ma mai rispondere "capelli", altrimenti avrebbe ribattuto “me ne scivolo via come un’anguilla” e sarebbe scappata. Al contrario si doveva rispondere TENGO FERRO E ACCIAIO; in cambio della libertà, la janara avrebbe garantito protezione alla famiglia per ben sette generazioni.
Le janare rubavano i cavalli nelle stalle per cavalcarli tutta la notte e ne intrecciavano la criniera.
E
rano donne
insospettabili, che conoscevano benissimo le erbe e i loro utilizzi,
e sembra fossero donne nate la notte di Natale.
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