LE STREGHE DI TRIORA
Triora è una cittadina ligure teatro, tra il 1587 e
il 1589, di una serie di processi giudiziari che videro imputate alcune donne
accusate di praticare la stregoneria e l’infanticidio. All’epoca Triora era
sotto la giurisdizione della Repubblica di Genova.
Tutto ebbe inizio quando, nel 1587, una grave
carestia mise in ginocchio il villaggio, riducendo alla fame i suoi abitanti.
Alla strenua ricerca di un capro espiatorio, una ventina di donne furono
sospettate di stregoneria, di essere la causa del cataclisma che stava vessando
il villaggio e accusate di ritrovarsi, per i loro fini diabolici, in un luogo
denominato Lagodégnu, e lì di
celebrare i sabba al cospetto del demonio e dedicarsi al sacrificio di bambini.
Gli imputati subirono torture disumane,loro inflitte
dagli inquisitori, nel più classico sfondo del clima della caccia alle streghe.
Costrette a confessare i crimini e a rivelare i nomi
dei loro complici, alcune non riuscirono a sopravvivere alle torture, come
Stella, una donna sessantenne, che morirà durante le sevizie; un’altra donna, nel
tentativo di fuggire, muore gettandosi da una finestra.
Dopo le confessioni estrapolate con la violenza, la
lista delle accusate crebbe notevolmente, fino ad arrivare a circa duecento.
La vicenda si concluse solo due anni dopo, nel 1589,
quando, grazie all’intervento del Doge di Genova, Davide Vacca, e del vescovo,
i capi di imputazione furono prosciolti e gli imputati considerati innocenti.
I verbali e i documenti processuali inerenti alla
vicenda sono attualmente conservati all’interno dell’Archivio di Genova.
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